L’evento della tovaglia d’altare sanguinante ricorda un miracolo accaduto in epoca medioevale a Gruaro, dove però la reliquia non è visibile perché trasferita già in quel tempo a Valvasone, in provincia di Pordenone.
Questa traslazione, superati i dissidi popolari del passato, può oggi alimentare un itinerario spirituale di visita che, collegando le due località, permette altresì di approfondire la conoscenza di altri luoghi tra Veneto e Friuli dove i segni del Cielo si sono manifestati, in modo così solenne, da aver condizionato la storia delle genti di questa terra, con evidenze ancora riscontrabili nei segni architettonici e nelle testimonianze di fede.
Si parte dalla chiesa di S. Giusto a Gruaro, passando per il sito del molinetto tra Bagnara e Cordovado, proseguendo per il santuario della Madonna a Cordovado e quello di Madonna di Rosa a S. Vito al Tagliamento, per giungere infine alla chiesa del SS. Corpo di Cristo a Valvasone.
L’itinerario primario può essere anche integrato con alcuni “dintorni” pieni di interesse e suggestione.
Il miracolo della tovaglia di Gruaro
La tradizione vuole che il cosiddetto “miracolo della tovaglia” sia avvenuto nel 1294, reso noto da memorie e documenti della chiesa e del castello di Valvasone, raccolti dal notaio locale Antonio Nicoletti. Nel 1765, infatti, questi trascrive la relazione “storica” intitolata Ecclesiastica monumenta Castri et terrae Valvasoni ex antiquis et recentioribus authenticis regestis excerpta. Eccone il testo.
“L’anno 1299 il dì 31 marzo seguì permuta tra il rev.mo abate di Sesto e li nobb. sigg. di Valvasone, prima d’Aumbergh indi di Cuccagna, quali erano stati investiti del feudo di Valvasone dal Patriarca Raimondo della Torre l’anno 1293 il dì 15 agosto. In questo contratto mons. abate di Sesto ricevè dai nobili sigg. di Cuccagna e di Valvasone la villa di Gruaro, non molto distante dal castello di Cordovado, che loro era soggetta e diede invece le due ville di Orcenico di sopra e di S. Lorenzo, entrambe le parti cedendosi vicendevolmente ogni diritto che rispettivamente sopra i luoghi permutati appartenevale, e siccome era di juspadronale dei sigg. di Valvasone la v.da chiesa parrocchiale di S. Giusto di quella villa, questo pure col castello e castellier di Gruaro passò nella rev.ma abbazia. L’anno però 1294 sendo accaduto in Gruaro il prodigio, che asportata avendo una tovaglia d’altare di essa chiesa di S. Giusto, e data a lavare a certa donna, nella tovaglia stessa era (per trascuraggine del sacerdote) rimasta una particola di ostia consacrata; s’accorse la lavatrice lavandola che da quegli azimi santi ivi trascurati escivano goccie di vivo sangue: piena di santo timore, corse ad avvisare il sacerdote, qual processionalmente col popolo, avvertito, fu a levare quel sacro tesoro e seco lo riportò nella v.da chiesa medesima; e intesa da mons. Giacomo di Castello dell’ill. ma casa d’Ungrispach e attual vescovo di Concordia la nuova del prodigio, che Dio signore si era compiaciuto di operare, forse per correggere qualche miscredente, pensò di far trasportare quel sacrosanto pegno nella propria cattedrale, ma a lui si opposero li nobb. sigg. di Cuccagna e di Valvasone come juspatronanti della chiesa e padroni di quel luogo, ove il grand’evento era succeduto, intendendo che piuttosto dovesse trasferirsi in questa terra di loro residenza. Nacque un litigio fra loro, quale dai tribunali apostolici di Roma fu a favore dei co. di Valvasone deciso, a condizione però, che fabbricar eglino dovessero un sacro tempio ad onore del SS. mo corpo di Cristo per ivi collocarlo, onde maggiore culto e venerazione riscuotesse. Lo trasportarono dunque nella terra di Valvasone con quel decoro e decenza che fu possibile. Indi cento e più anni dopo fabbricarono la v. da chiesa, ora archipresbiterale del SS.mo corpo di Cristo, dove in un ricco vaso d’argento quella sacra tovaglia intrisa del sangue miracoloso di Gesù Cristo Signor nostro si venera…esponendosi e processionalmente portandosi ogni anno la domenica fra l’ottava della solennità del SS.mo corpo di Cristo ed il giorno della dedicazione di essa v.da chiesa che cade la domenica seconda di settembre”.
Nella narrazione dell’evento prodigioso si riscontrano diverse imprecisioni storiche che hanno il difetto in origine di provenire da un’unica fonte. Infatti, la testimonianza del notaio valvasonese, stilata intorno al 1765, per tanto tempo non viene sottoposta a verifica su base documentaria. Il primo storico a renderla nota è mons. Ernesto Degani che la pubblica nel 1880 nel volume “La diocesi di Concordia”.
Pur non essendo in discussione l’evento miracoloso, i riscontri mettono in rilievo come il Nicoletti abbia mescolato elementi della tradizione popolare con fatti documentati, traendone così un racconto pieno di contraddizioni. Innanzitutto è sbagliato il nome del vescovo di Concordia indicato al tempo del miracolo, tal Giacomo di Castello di casa Ungrispach, che però non è mai esistito; dal 1293 al 1317 risulta infatti a capo della diocesi Giacomo di maestro Ottonello di Cividale, che succede a Fulcherio di Zuccola.
Altro elemento dissonante è l’indicazione del “juspatronato” sulla chiesa di S. Giusto dei signori Valvasone, che invece è – per concessione vescovile – prerogativa del capitolo di Concordia.
La contraddizione più rilevante, che vincola la datazione del prodigio, è però quella della permuta effettuata tra l’abate di Sesto e i signori di Cucagna e Valvasone il 31 marzo del 1299. In quella occasione questi ultimi avrebbero ceduto all’abate di Sesto (che dal 1294 è Ermanno d’Attimis o Attems) la villa di Gruaro per ottenerne in cambio S. Lorenzo e Orcenico Superiore. Invece, le fonti disponibili concordano sulla continuità del dominio degli Attimis su Gruaro almeno fino alla metà del XIV secolo. Il castello, infatti, fin dalla fondazione, risulta nella giurisdizione temporale dell’abbazia di Sesto al Reghena, che lo infeuda perlomeno dal 1134 alla famiglia Attimis.
Avvalora tale tesi anche l’Arbore genealogico delle nob. famiglie Attems che rileva come il possesso di Gruaro passi, di padre in figlio, da Odorico signore di Gruaro (ist.1226) a Pietro dictus Laura (ist.1256), a Janes (ist.1293), a Federico (ist.1320). A conferma c’è pure la nota, di oltre un secolo fa, di uno studioso degli Attimis: “Nel 1200 e fino verso la metà del 1300, oltre la linea principale residente nel castello di Attems, ne esistevano altre due dette di Gruaro e di Ariis…Poco dopo il 1330 mancò in entrambe la successione mascolina ed i beni rispettivamente posseduti passarono, quelli di Gruaro, nella linea principale e sempre vi persistettero”.
Non c’è traccia, quindi, che il castello di Gruaro venga ceduto dagli Attimis ai Valvasone, almeno per quanto riguarda l’ultimo decennio del XIII° secolo. Se rapporti sono intercorsi tra le due casate, questi avvengono un secolo dopo, allorché, il 10 ottobre 1397, l’abate Federico d’Attimis e i fratelli Francesco ed Ermanno giungono a compromesso con Rizzardo di Valvasone per il possesso del castello gruarese.
Secondo l’approfondita analisi storica di Franco Colussi, che riprende le tesi del prof. Ariego Rizzetto sull’argomento, se il 1397 potrebbe segnare la fine del dominio valvasonese su Gruaro, l’inizio sarebbe ipotizzabile dai contenuti del documento del 6 gennaio 1394, stilato a Varmo, che riguarda l’alienazione del castello gruarese.
In definitiva, tutti i riscontri storici portano a uno spostamento temporale del miracolo della tovaglia al secolo successivo, collocandolo quindi nel 1394, e spiegando, con un errore del Nicoletti, la determinazione della data. Si scioglierebbero così tutti gli intricati nodi della vicenda.
Se tante sono le imprecisioni nella narrazione, tutte le revisioni storiche confermano comunque che il miracolo è avvenuto a Gruaro, al tempo della giurisdizione dei Valvasone, i quali hanno il diritto di rivendicare la proprietà della reliquia.
Altrettanto consolidata è la presenza della popolana come protagonista dell’evento prodigioso. È lei che si accorge del sanguinamento dell’ostia consacrata, rimasta inavvertitamente nella tovaglia d’altare della vicina chiesa di S. Giusto, e che sta lavando nella roggia vicina.
Le fonti concordano altresì sul fatto che la reliquia fosse oggetto di contesa (analogamente al caso Bolsena-Orvieto) tra il vescovo di Concordia e i signori Valvasone, tanto da rendere necessario il ricorso all’autorità pontificia. Sono questi ultimi infatti a richiedere, con la supplica del 1449, di edificare nella cittadina friulana la nuova chiesa “per esporre in essa alla venerazione dei fedeli una reliquia, celebre in quelle parti, del sangue miracoloso di nostro signore Gesù Cristo, prima custodita nella vecchia chiesa”.
È accertato pure che la sentenza favorisca i nobili valvasonesi, vincolandoli alla costruzione della chiesa intitolata al Corpo di Cristo, nella quale custodire il “sagrosanto pegno”, come previsto dal diploma 25 marzo 1454 con cui papa Nicolò V delega al decano della chiesa aquileiese l’autorizzazione alla costruzione.
La lite si conclude al tempo di Sisto IV, pontefice dal 1471 al 1484, con l’avvenuta costruzione del tempio, realizzando così la condizione posta dal predecessore che ha avviato la procedura e risolto la controversia. Dalla chiesa di S. Giusto di Gruaro la reliquia della tovaglia giunge nella vecchia parrocchiale di Valvasone dei SS. Maria e Giovanni evangelista, se non subito dopo il miracolo, già nei primi anni del ‘400. Lo testimoniano le note dei camerari che registrano il pagamento, nel giugno 1413, a un orefice di Spilimbergo “per lu tabernaculo dela reliquia del Corpus D.ni”, e nell’ottobre dello stesso anno a “pre Marino per lu tabernaculo dela reliquia del Corpus D.ni de voluntade de s.r. Nicolau et de s.r. Bertoldo in absentia deli altri signori” e a “Nicolao Zetti…qui aptavit tabernaculum in quo residet reliquia Cor.is X.pi”.
Il passaggio, poi, alla chiesa del Corpo di Cristo avviene intorno al 1479, quando è sicuramente officiata, come attesta lo statuto dei giurisdicenti di Valvasone per la gestione delle chiese.
La questione del possesso della reliquia alimenta per tanto tempo rapporti conflittuali o freddezza fra le comunità: i gruaresi, in particolare, patiscono lo “scippo” di un bene spirituale così importante. La riconciliazione avviene nel 1967 con la celebrazione della giornata di amicizia e la sottoscrizione di un atto di gemellaggio.
Nel 1994 si installa a Gruaro la stele commemorativa del prodigio nei pressi della roggia Versiola e per una settimana la reliquia è ospitata nella chiesa “madre” di S. Giusto. Nel 2006 si organizza anche una rievocazione storica in costume per ricordare l’evento.
Nell’itinerario:
Chiesa di S. Giusto – Gruaro
Chiesetta di S. Michele Arcangelo o Sant’Angelo
Oratorio della Visitazione detto di S. Elisabetta o Madonna di Boldara
Oratorio di Sant’Urbano – Giai
Capitello di S. Pio da Pietrelcina – La Sega di Giai
Chiesa S. Giovanni Battista – Giai
Chiesa di S. Tommaso – Bagnara
Chiesetta della Madonna Addolorata
Capitello di S. Liberale – Bagnara
Chiesetta di S. Pietro – Sesto al Reghena