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Gruaro

Un paese da vivere

Il territorio di Gruaro è terra di mezzo, tra Lemene e Reghena, attraversata dalla roggia Versiola. Terra d’acque ancora correnti, limpide e fresche. La campagna è alberata, i biotipi delle sue sponde sono ricchi di biodiversità.

 

È comune di 2816 abitanti (2015), con un’estensione di 17,24 kmq. Il territorio è interessato da importanti infrastrutture quali l’autostrada A28 Portogruaro-Pordenone a sud-ovest e, per un breve tratto, dalla linea ferroviaria Portogruaro-Casarsa a nord-est.

 

Il capoluogo è collegato alle frazioni e località (Mondina, Bagnara, Boldara, Giai, La Sega, Malcantòn), attraverso la SP 76 che percorre l’intero comune da nord-est a sud-ovest.

Il Toponimo

L’origine del nome Gruaro è strettamente collegato con l’ambiente naturale circostante. Le ipotesi degli studiosi sono diverse: una privilegia la derivazione celtica “grohar” (guardiano dei boschi), con riferimento alla presenza di foreste dove insiste un centro abitato d’epoca paleoveneta; l’altra riconduce al tardo-latino “groma”, “grua”, “groa” (palude); infine la terza, sempre dal tardo-latino “gruarius”, “gruari”, aggettivo che indica luogo popolato da gru. Anche i toponimi delle varie località rilevano un’origine antica.

                   

Bagnara: deriva dal latino “balnearia” (luogo paludoso e stagnante).

Boldara: l’origine è complessa, da “voltara” (ansa del fiume), poi trasformatasi in “boldara”, oppure dall’aggettivo “waldaria”, derivato dal tedesco “wald” (bosco). “Waldarius” è il sovrintendente della foresta e “waldium” è definita la foresta che dalla pedemontana porta al litorale alto-adriatico. Un’altra ipotesi deriva il toponimo da “volpara” (zona popolata da volpi).

Giai: di origine longobardica “gahagi” (luogo recintato e chiuso).

Malcantòn: deriva da “mal(o)” (cattivo) e dal veneto “cantòn” (angolo), luogo anticamente insano e paludoso tra il Reghena e il confine con Portogruaro.

Mondina: l’origine è individuata nel termine mondare (pulire, diserbare), relativa alla bonifica e messa a coltura della zona. La Sega: località contraddistinta dalla presenza di un opificio idraulico destinato a segheria (sega/siega).

Lo stemma araldico del comune è altrettanto simbolico della condizione ambientale: “scudo sannitico di rosso con due gru al naturale, affrontate e nuotanti in acque d’argento venate di azzurro”. Le gru sono infatti uccelli tipici di paludi e acquitrini.

Un po' di Storia

 

Un sarcofago (sec. IV-V d.C.), rinvenuto a Bagnara nel 1982 e attualmente collocato nel cortile della scuola secondaria di Gruaro, conferma la presenza di insediamenti in epoca romana, all’interno della centuriazione dell’agro di Julia Concordia. Reperti archeologici, attribuiti a un edificio agricolo del III sec. d.C., sono stati rinvenuti anche in località La Sega.

                   

Nel Medioevo Gruaro è soggetta al patriarcato di Aquileia, legato all’abbazia benedettina di Sesto al Reghena, che, nel sistema di difesa contro le invasioni degli Ungari, decide la costruzione di un castello (X secolo), infeudato alla nobile famiglia germanica degli Attimis (o Attems) fin dai primi decenni del XII secolo. Il maniero, oggi scomparso, è già in rovina alla fine del XV secolo. Nell’affresco di S. Giusto, sulla facciata della chiesa, emerge una torre merlata guelfa, evidente rappresentazione della collocazione dell’impianto di difesa.

                   

Secondo alcuni storici pare che nella cappella del castello sia stato redatto l’atto del 10 gennaio 1140 con il quale il vescovo Gervino concede ad alcuni commercianti un porto sul fiume Lemene: “portus Gruarii”, probabile origine di Portogruaro.

Con bolla 13 dicembre 1182, papa Lucio III proclama Gruaro, Bagnara, Boldara e Giai feudi dell’abbazia di Sesto, ma la giurisdizione spirituale spetta alla diocesi di Concordia (bolla di Urbano III del 1186).

                   

Nel 1216 è ospite nel castello di Gruaro il conte di Gorizia Mainardo II, turbolento pseudo-avvocato del patriarcato: qui riceve il provvedimento papale di scomunica per aver devastato il castello di Farra.

                   

All’inizio del XIV secolo la famiglia Attimis abbandona le proprietà nel comune e si ritira a Maiano. Sono anni tranquilli per la comunità di Gruaro; né il terremoto, né la peste del 1348 sembrano lasciare il segno. Se l’epidemia devasta le vicine Portovecchio e Teglio Veneto, non vi sono documenti sulla diffusione nel nostro comune.

Nel maggio 1420 l’abbazia di Sesto, con tutte le dipendenze, si arrende al comandante veneziano Filippo Arcelli e da quel tempo la Repubblica di S. Marco tiene saldamente in mano queste terre fino al 12 maggio 1797, quando Napoleone costringe il Maggior Consiglio ad abdicare.

                   

Nel 1514 Boldara entra nella cronaca storica perché tre cittadini (Daniele, Bortolo e Toffolo) catturano nelle campagne di Cordovado il traditore della fortezza di Marano, prÈ Bortolo da 

Mortegliano, nemico giurato di Venezia e del suo dominio in Friuli.

Con la definizione del Regno d’Italia napoleonico (1806), il territorio di Gruaro è prima governato dal Dipartimento di 

Passariano, poi Distretto del Noncello nel Dipartimento del Tagliamento (1807), con sede a Treviso. Dal 1811 il paese entra nel municipio aggregativo di 

Cinto e, con la conquista dell’esercito austriaco (1813), viene restituita la dignità di comune del Regno Lombardo-Veneto (1816).