Terra di acque
La particolare orditura morfologica del nostro territorio, unita all’evoluzione storica, ha determinato la bellezza del paesaggio che oggi è patrimonio di indiscusso valore, capace di rigenerare le deboli energie di una “società liquida”. È un giacimento da preservare perché – come afferma il poeta Zanzotto – “salvare il paesaggio della propria terra è salvare l’anima di coloro che l’abitano”. Questa dimensione esistenziale si costruisce poco per volta, ritagliando nell’arco del tempo ”produttivo” una pausa per sperimentare angoli di benessere spirituale, cercandoli prima di tutto negli spazi più prossimi, in orizzonti vicini a casa, a portata di piede o bicicletta.
Nel nostro caso il giacimento è costituito dalla fisionomia del paesaggio rurale e, in particolare, dalla sua connotazione fluviale.
Il paesaggio fluviale del Lemene
Attraversa l’intero territorio comunale da nord a sud. Il fiume deve il nome al latino “limen” (limite, confine), così menzionato per la prima volta nel 996 nel diploma dell’imperatore Ottone III al vescovo di Concordia. Nasce nella zona di risorgiva della pianura friulana occidentale, tra S. Vito al Tagliamento e Casarsa, scorre fino a Portogruaro dove si unisce alla roggia Versiola e al fiume Reghena. Dopo aver attraversato Concordia Sagittaria e aver ricevuto il fiume Loncòn, sfocia nella laguna di Caorle. Alimentato da acque di risorgiva, il Lemene è navigabile da Portogruaro a Caorle. Lungo 45 km, con un bacino interregionale, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, copre un’estensione di circa 1100 kmq.
Le sue acque in passato hanno attivato una rete molitoria molto diffusa su tutto il territorio.
Il paesaggio fluviale del fiume Reghena
Interessa anch’esso il territorio delle due regioni, Veneto e Friuli Venezia Giulia. È fiume di risorgiva che nasce tra S. Vito al Tagliamento e Casarsa; assume la denominazione “Reghena” bagnando i comuni di Sesto al Reghena, Cinto Caomaggiore e Gruaro e si immette, quale maggiore affluente, nel Lemene, nei pressi di Portogruaro. Tra gli altri affluenti, oltre a numerosi fossi e rogge, si rileva il Caomaggiore. Al pari del Lemene, appare storicamente nel documento del 996 e il nome deriva dalla radice prelatina “reca-rica” (torrente, corso d’acqua).
Sia il Lemene sia il Reghena sono inseriti nel progetto ambientale “Parco dei fiumi Lemene, Reghena e delle cave di Cinto”, istituito nel 2003 dalla provincia di Venezia, e fanno parte dell’area protetta di interesse locale stabilita dalla L.R. 40/84.
la Roggia Versiola
Nasce a nord-ovest di Bagnarola ed è alimentata da diversi fontanili, si getta nel Lemene a monte di Portogruaro, dopo un sinuoso percorso di circa 12 km. Il corso d’acqua deve l’origine del nome proprio alla sua tortuosità che deriva dal latino vertere (volgere, girarsi), riferito alle numerose anse che la roggia genera nel cammino.
Lago Artificiale Azzurro
Situato in fondo alla via Pascoli a Giai, è originato dalle ex cave di estrazione della ghiaia e ha un’estensione di circa 70000 mq. È stato riqualificato negli anni ’70 con una riconversione ben inserita nell’ambiente circostante. Il sistema lacustre si compone di due laghi: il piccolo, di proprietà comunale, con spazio verde attrezzato; il grande, di proprietà privata e in concessione al Comune, dove si effettua la pesca sportiva. È vietata la balneazione.
Lago Artificiale Acco
Sempre derivato da un ex cava della ditta Acco, l’omonimo lago si trova a Bagnara, in via Nievo, lungo il tratto di Giralemene che dalla frazione conduce ai mulini di Stalis.
Terra di mulini
Nel nostro territorio ricco di acque, in pochi km si contano molti mulini di interesse storico che hanno contribuito allo sviluppo della vita economica della zona e si trovano quasi tutti ai confini del comune. Storicamente la funzione principale del mulino è quella della macina da grani, al fine di sfarinare diversi tipi di granaglie; spesso è poi collegato alla pila, utilizzata per eliminare la lolla (scorza) dei chicchi. Talvolta è prevista la sega per la presenza nel territorio di vaste estensioni di boschi oppure il maglio per la lavorazione dei metalli, i folli per la lana e i maciolli per il lino.
In un ideale itinerario si parte dall’impianto de La Sega di Giai, all’estremo sud del comune, verso Portogruaro, giuridicamente Cinto Caomaggiore, sul Reghena. Attraversato Giai, ci si inoltra nella splendida enclave naturalistica di Boldara, sul Lemene, dove al confine con Cintello di Teglio Veneto un tempo c’erano due opifici: il Nogarolo, oggi scomparso, giuridicamente di Cintello, e il mulino grande di Boldara. Raggiunto il centro di Gruaro, c’è il mulino sulla roggia Versiola. Prendendo la strada per Cordovado, dopo Bagnara, incrociando il Lemene, c’è il sito di un mulino ora scomparso, dove è sorta la famosa fabbrica tessile. Arrivando al confine con Cordovado si trova poi il luogo del molinetto di Cordovado sul canale Gazzola, confine anche con Sesto e oggetto nei tempi antichi di continue dispute con l’abbazia. Oggi è visibile il fabbricato dell’ex mulino Segalotti-Iseppi che ha operato fino a metà Novecento. Rientrando a Bagnara, sulla strada per Bagnarola, si raggiunge la località Stalis dove, al confine con Sesto, sorgono i due mulini omonimi, il più antico nell’isola fluviale. A monte di Stalis, in località Bagnarola, si trova il sito borgo Siega, con l’opificio idraulico sulla roggia Versa che, dopo il “salto”, confluisce nel Lemene. La sua principale attività era la segheria (XVIII sec.), e tuttora si presenta nella fisionomia originale. Sempre a Bagnarola erano attivi un tempo il mulino Variola, il mulino Rumiel-Biason e il Rumilùt.
A Cordovado invece è ancora funzionante l’ex mulino Variola, sorto negli anni Venti del ‘900 e oggi gestito da “Grandi Molini Italiani”, uno dei più grossi stabilimenti molitori in Italia.
Degni di nota anche il sito del mulino di Villa Bombarda a Portovecchio, i mulini di Portogruaro e l’ex Pilariso di Sesto al Reghena.